Serial Experiment Lain | Recensione
Serial Experiment Lain è un anime di 13 episodi andato in onda in Giappone tra l'estate e l'autunno del 1998. Diretta da Nakamura Ryūtarō e scritta da Konaka Chiaki, Serial Experiment Lain è una serie altamente enigmatica e misteriosa, il che rende difficile comprenderla nella sua interezza dopo la prima visione.
La storia ruota infatti intorno a Lain, una ragazza abbastanza introversa che
dopo il suicidio di una sua coetanea inizierà a ricevere delle strane e-mail. Ciò
la spingerà ad immergersi sempre più nel Wired, una specie di rete internet più
evoluta, molto più pervasiva e potente rispetto a quella realmente presente a
fine anni ‘90 (nonché al giorno d’oggi).
Questo aspetto è a parer mio uno dei più interessanti per analizzare l'innovazione della serie rispetto a ciò che rappresenta internet ai giorni nostri: all'epoca infatti i social network non erano (quasi) per nulla diffusi (Facebook è nato infatti nel 2004), ciò rende l'opera ancora più geniale e anticipatrice dei tempi.
La serie adotta una narrazione davvero interessante e ben scritta che, come una
scarica elettrica nell’etere, smuove la nostra coscienza e ci porta a
riflettere: l'indagine psicologica dei personaggi risulta infatti una
componente cardine, a cui si associano temi profondi e filosofici, come cosa
sia realmente la vita, l'esistenza di un Dio e come questo venga percepito
dalle persone.
Passiamo ora a come si presenta l'opera dal punto di vista estetico: fin dal
primo episodio veniamo immersi/e in atmosfere abbastanza asettiche, poco
colorate e che giocano moltissimo sui contrasti luce-ombre (queste ultime sono
mostrate a schermo in modo abbastanza insolito).
Questo largo uso di giochi di luce e ombre si mescola ad un montaggio sia video che sonoro innovativo, nei quali troviamo anche intermezzi girati in live action (ciò accade molto in un particolare episodio).
Questo largo uso di giochi di luce e ombre si mescola ad un montaggio sia video che sonoro innovativo, nei quali troviamo anche intermezzi girati in live action (ciò accade molto in un particolare episodio).
I personaggi, il cui character design fu ideato da ABe Yoshitoshi , sono molto
ben caratterizzati ed è assurdo il modo in cui vengono resi inquietanti mediante
delle semplici espressioni con inquadrature a camera fissa. In tal senso,
l’opera cambia spesso registro, passando dal thriller al giallo, fino ad
arrivare all’horror (specie in una precisa puntata).
In conclusione, ci troviamo di fronte ad un'opera davvero innovativa e attuale,
fortemente avanguardista e con una profondità che non è semplice trovare al
giorno d'oggi. Ne sono rimasto colpito: se cercate una bella serie psicologica vi
consiglio vivamente di recuperarvela, tenendo però a mente che va guardata con
il giusto mood.
Voto: 9
Fonte immagine copertina: medium.com/@eriri
Commento alla recensione: Sono molto soddisfatto di questa recensione, che penso di essere riuscito a scrivere in modo migliore delle precedenti. Cercherò infatti di mantenere questa qualità e di migliorare sempre di più: una cosa che ho fatto per la prima volta è stata andare a cercarmi negli episodi dei frame belli da allegare, che fossero rappresentativi ma al contempo non spoilerassero niente (ricordo che le mie recensioni sono tutte senza spoiler!).
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