Love, Death & Robots (Terza stagione) | Recensione: una tecnica impeccabile ma una narrazione incerta
Negli ultimi anni il noto servizio di streaming Netflix ha deciso di puntare maggiormente sull’animazione: uno dei prodotti più riusciti su questo filone è senz’altro Love, Death & Robots, una serie antologica rivolta esplicitamente ad un pubblico adulto.
La prima stagione, da diciotto episodi e distribuita nel 2019, fece un gran successo per via della sua alta originalità ed eterogeneità, così che la serie fu rinnovata con una seconda stagione da otto episodi (2021) e da una terza (2022, nove episodi), che andrò a trattare in questa recensione.
Quest’ultima stagione, così come le due precedenti, vede alla produzione i celebri David Fincher e Tim Miller, a cui dobbiamo la nascita della serie. Passando ad analizzare i cortometraggi, questi risultano abbastanza variegati in termini di contesti e trame, così come abbiamo una buona varietà di stili d’animazione impiegati (rispetto alla seconda stagione, qui ho accolto positivamente il ritorno della tecnica tradizionale).
Segue un elenco dei vari cortometraggi con breve sinossi e recensione:
Tre
Robot: Strategie d'uscita (Three Robots: Exit Strategies): il simpatico trio di robot della
prima stagione ci mostra con ironia come l'umanità (non) sia sopravvissuta alla
fine del mondo.
Episodio “sequel” di Tre Robot, creato dalla Blow Studio,
mantiene il suo stile in computer grafica semi-realistico. Il corto conserva la
sua vena umoristica e satirica, risultando godibile e divertente.
Un brutto
viaggio (Bad Travelling): una ciurma di pescatori di squali si ritrova alle prese con un enorme e
mostruoso crostaceo affamato di carne umana...
Prodotto da Blur Studio, mantiene il loro stile in CGI particolarmente
realistico. Il corto, diretto eccezionalmente dello stesso Fincher,
risulta interessante e contiene al suo interno anche svariati colpi di scena,
nonché molte scene violente e ricche di gore.
La
pulsazione della macchina (The Very Pulse of the Machine): un'astronauta compie un viaggio
mistico su Io.
Corto che utilizza la computer grafica con cel shading e creato dalla Polygon
Pictures, uno studio giapponese che ha raggiunto nel tempo ottimi livelli
con questa tecnica. Si tratta indubbiamente dell’opera più filosofica e
profonda presente in questa stagione, che va ad indagare la natura e la
coscienza umana.
La notte
dei minimorti (Night of the Mini Dead): una classica epidemia zombie raccontata in modo singolare.
Forse l’episodio più originale della stagione, è infatti animato dallo studio BUCK
con una tecnica che riproduce la voxel art, molto rara da trovare. Il risultato
è un corto, seppure molto breve, assai gradevole e d’impatto, che fa anche
ironia sulla nostra società, in particolare quella statunitense.
Morte
allo squadrone della morte (Kill Team Kill): una squadra di soldati statunitensi si imbatte in un
grizzly cyborg.
Unico prodotto animato in tecnica tradizionale dalla Timouse, risulta
altamente sopra le righe ed esagerato. Ne deriva un corto simpatico e
d’intrattenimento, con molta violenza, anche parecchio cruda.
Sciame
(Swarm): due
scienziati si introducono in un nido alieno per apprenderne il funzionamento.
Anch’esso uscito dal Blur Studio (e ne consegue il suo stile fotorealistico)
è un’opera che non mi ha convinto in pieno: nonostante la qualità grafica e una
bella fotografia, lo svolgimento risulta un po’ confuso e anche il finale mi ha
lasciato con un nulla di fatto…
Mason e
ratti (Mason's Rats):
un contadino ha qualche problema con dei topi evoluti nel fienile.
Prodotto dallo studio scozzese Axis Studios in CGI, ci narra una storia
allegorica sull’umanità. Il tono è molto leggero e divertente, ma anche qui
abbiamo violenza e morte. Personalmente, uno dei miei corti preferiti della
stagione.
Sepolti
in sale a volta (In Vaulted Halls Entombed): dei marines in missione si ritrovano faccia a faccia
con delle orrende creature letali.
Un’opera animata in computer grafica fotorealistica dalla Sony Pictures
Imageworks, risulta interessante ma un po’ fine a sé stessa, non riuscendo
ad essere incisiva o a farti legare ai personaggi.
Jibaro: un gruppo di conquistadores
s'imbatte in una ninfa del lago.
Ultimo cortometraggio della serie e prodotto da Pinkman.TV, si tratta di
un prodotto sicuramente innovativo dal punto di vista estetico. Diretto da Alberto
Mielgo (che già diresse l’episodio La testimone della prima
stagione, nonché il corto premio Oscar The Windshield Wiper). L’opera risulta
interessante dal punto di vista registico ed estetico, andando a mescolare una
grafica tridimensionale a filtri di colori, luci saturate e una camera spesso
in movimento (forse troppo), ma al contempo sconta dei problemi di scrittura
abbastanza evidenti e perciò mi ha lasciato un po’ deluso.
Concludendo, questa terza stagione di Love, Death & Robots è indubbiamente un buon prodotto, ma che, come successo con la seconda stagione, non riesce a raggiungere quella profondità di narrazione toccata dal volume uno. Tecnicamente le opere risultano di ottimo livello: su questo fronte penso abbiano superato quelle della seconda stagione, essendo andate a proporre una maggiore varietà di stili d’animazione, fattore che reputo importante per una serie che ha lo scopo di mostrare lo stato dell’arte del mezzo.
Personalmente continuo a trovare interessante questo prodotto, anche se forse bisognerebbe osare di più, senza però perdere il filone principale della serie, cosa che penso sia un accaduto con due o tre episodi del volume tre.
Voto: 7,5
Fonte immagine copertina: www.heavenofhorror.com
Nota a margine: ed eccomi per la seconda settimana di fila con una recensione su una serie antologica. Questa volta ho però cambiato stile e sono andato a recensire brevemente ogni opera, poiché, rispetto a Robot Carnival, questa serie contiene molti linguaggi visivi differenti che necessitano di una maggiore analisi.
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