Cowboy Bebop | Recensione: un concerto di generi che ha rivoluzionato la serialità giapponese
Cowboy Bebop è un anime che, come un bravo direttore d'orchestra, nel corso dei suoi 26 episodi riesce a cambiare registro in modo sopraffino, mescolando generi e tematiche che vanno a comporre una splendida melodia.
La similitudine con la musica non è azzardata, infatti in questo anime del 1998 la componente sonora la fa da padrone: ciò a partire dal titolo, il “Be-bop” è infatti uno stile di jazz molto ritmato che, come la serie, presenta molti gradi di libertà e innovazione.
Questa pietra miliare della serialità animata giapponese nasce da una
produzione della Sunrise (il cui staff creativo si celava dietro lo
pseudonimo di Yatate Hajime), al cui capo si trovò Watanabe
Shin'ichirō. Seppure fosse alla sua prima esperienza da regista, Watanabe
riuscì a creare un'opera che incarnava la sua forte visione creativa, rivolta
ad un range d'età che dai ragazzini arrivava fino ad un pubblico adulto.
La maturità dell'opera si può infatti cogliere fin dall'episodio pilota; la serie segue le avventure di alcuni cacciatori di taglie spaziali a bordo dell'astronave Bebop: in primis Spike Spiegel e Jet Black, ai quali successivamente si uniranno Faye Valentine, Ed e Ein (un Welsh Corgi).
Il tutto è ambientato in un futuro 2071, dove ormai l'umanità ha preso il pieno
controllo dello spazio, espandendosi su altri pianeti e divenendo, grazie
all'invenzione dei gate, una civiltà interstellare.
In questo anime vedremo un po' di tutto: scene di azione concitate, riflessioni
esistenzialiste, umorismo, comicità, sparatorie e tanti inseguimenti, sia sulla
terra ferma, che nello spazio.
Ognuno dei nostri protagonisti (la cui ispirazione deve molto al celebre Lupin
III) porta con sé un passato amaro e spesso malinconico, che rende i
personaggi umani e fortemente caratterizzati. Questi tempi andati ci verranno
illustrati pian piano, come srotolando una matassa, spesso grazie alla comparsa
di svariati personaggi che possiedono un legame, più o meno stretto, con i
nostri eroi.
Come detto, sono molte le comparse che faranno capolino nella serie: gli
episodi di Cowboy Bebop sono difatti in gran parte autoconclusivi e ciò ha
permesso agli autori di sbizzarrirsi fortemente: nella serie troveremo
moltissime tematiche, molto eterogenee tra loro. Ogni episodio affronta un
tema, e lo fa dandogli il giusto tono e contesto: si parla di dipendenze da
droghe, esistenza, terrorismo, criminalità, ecologismo, ricordo e
contemplazione del passato... il tutto alternato con momenti comici e
rilassati, andando a creare un giusto mix che rende quasi tutte le puntate
ottime.
In tutto ciò, di tanto in tanto il passato verrà a galla, portando uno sviluppo
della trama orizzontale che, nonostante sia presente per pochi episodi, risulta
davvero avvincente e commovente.
Ma venendo ora al lato tecnico, non si può far altro che inchinarsi alla
maestria con cui l'opera è stata messa in piedi. Animato quasi interamente
in tecnica tradizionale, l'anime mantiene praticamente sempre una qualità
eccelsa, rendendolo assolutamente godibile anche al giorno d'oggi (avendo anzi
animazioni molto migliori della maggior parte dei prodotti usciti negli ultimi
anni): le città risultano vissute, spesso decadenti e ricche di dettagli, i
personaggi si muovono in modo sinuoso e il mecha design è di prim'ordine,
rendendo anche gli scontri nello spazio pregevolissimi. A tutto ciò si associa
un uso sperimentale della computer grafica (cosa d'avanguardia per quegli
anni): lo si fa in modo intelligente e contenuto, in modo che risulti ben
integrata al contesto.
A questo va associato un comparto sonoro da urlo: Kanno Yōko ha composto per questa serie una delle più iconiche e amate colonne sonore mai uscite da un prodotto animato. Seguendo l'eterogeneità della serie, abbiamo moltissimi brani di diversi generi: dalla celebre opening "Tank!", si passa dal jazz, al country e al blues, con alcuni brani (come la bellissima ending) anche cantanti.
In
conclusione, Cowboy Bebop è quella serie che è riuscita, come nessuno prima di lei, a coniugare avventura, thriller, azione, horror, commedia e
dramma in un unico prodotto, dando vita a dei personaggi stupendi e un comparto
tecnico e artistico di prim'ordine.
Grazie a tutto ciò, è riuscita ad arrivare nella vetta delle migliori serie in
animazioni mai realizzate. Personalmente le darei la lode, ma devo tener conto
di qualche episodio (si tratta di una minoranza sul totale) leggermente sottotono
rispetto al complesso dell'opera.
See you, space cowboy
Voto: 9,5
Fonte immagine copertina: www.animeclick.it
Nota a margine: ho approfittato del mio terzo rewatch di quella che (se non si fosse capito) è una delle mie serie preferite, per scrivere questa recensione. In realtà ho terminato questo anime settimane fa, ma ero un po’ timoroso sul come approcciarmi a questo mostro sacro e perciò ho aspettato fino ad ora per scrivere la recensione. In ogni caso, spero vi sia piaciuta!
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