Evangelion 3.0+1.01 - Thrice Upon A Time | Recensione: un degno capitolo finale
Scrivere definitivamente la parola fine ad un franchise come Neon Genesis Evangelion non dev'essere stata un'impresa semplice, specie se, anziché dalla serie originale, si arriva da una trilogia cinematografica che ha rimescolato le carte in tavola, andando ad inserire moltissimi elementi aggiuntivi che hanno elevato la complessità della narrazione.
Chiudere tutte le trame e spiegare l'accaduto in modo coerente ha infatti causato un continuo ritardo sull'uscita di quest'ultimo lungometraggio, che ha finito per vedere la luce nel 2021, ben otto anni dopo il terzo capitolo.
Ci troviamo infatti di fronte ad un'opera che contiene moltissima di quella che è la poetica di Anno Hideaki, che difatti ne ha curato in modo ottimo sia la scrittura che la regia. A differenza del terzo capitolo, Evangelion 3.0+1.01 - Thrice Upon A Time è ambientato subito dopo la fine del precedente film, con la Ville che procede con le sue operazioni per salvare il mondo e il nostro amato trio di children che vagano su una Terra ormai completamente devastata dal Near Third Impact, nella quale però ben presto si scoprirà esserci ancora vita.
La narrazione di quest'opera è composta da continue accelerazioni e frenate, che portano il film ad essere godibile: per via dell'ampio minutaggio (ben 155 minuti) troppa azione avrebbe difatti stancato mentre in opposto, troppe parti distese sarebbero potuto risultare noiose per certi spettatori. Anno dà invece al lungometraggio un ritmo che, dopo esser partito con un'adrenalinica sequenza d'azione a Parigi, si rilassa e ci mostra una vita che è quella di tutti i giorni, se non fosse per il mondo in cui si muovono i personaggi. Dopo ciò, va poi a riprendere velocità con una lunga parte centrale molto dinamica e fuori dagli schemi, per finire infine con una pacatezza perfetta per la conclusione meditata dall'ideatore.
Ripensando al film, ho trovato che la parte più debole fosse appunto quella centrale: se come detto la sequenza d'azione iniziale è molto adrenalinica, ma non comprende elementi complessi (si tratta di un combattimento mecha in piena regola, senza nessuna cornice raffinata), lo stesso non si può dire in quella lunghissima parte centrale. Questa oltre ai combattimenti parecchio estremi, comprende tutta una serie di elementi (anche meta-referenziali) che vengono continuamente messi sul piatto e spiegati al pubblico tramite i personaggi, i quali però finiscono per confondere lo spettatore, scombussolato da tutte queste informazioni. Nonostante i fan del franchise dovrebbero essere abituati alle situazioni complesse e ricche di variabili (a partire da The End of Evangelion, per poi proseguire con i film della rebuild, specie il terzo), questa parte risulta comunque parecchio ostica, poiché buona parte degli elementi che ci vengono citati (o che vediamo a schermo) sono frutto della rivisitazione del finale, e perciò del tutto inediti: presentarli in questo modo non può che portare a uno straniamento da parte del pubblico.
Questo sconvolgimento viene poi enfatizzato da certe scelte stilistiche e tecniche precise che, seppure siano volute, provocano qualche mal di pancia, risultando in alcuni casi anche poco gradevoli da vedere. Approfittando di questo, passiamo al lato tecnico: qui, tolti gli elementi che ho citato prima, abbiamo un'opera di altissimo livello; lo Studio Khara ha infatti alzato ulteriormente l'asticella, mantenendo delle ottime animazioni per un'opera dal minutaggio tutt'altro che contenuto. Ciò che risalta è la grande mole di dettagli negli sfondi e negli ambienti: specie nella seconda parte il film appare una gioia per gli occhi, riuscendo a trasmettere una pace e rilassatezza incredibili, cosa che non ci era mai stata permessa (perlomeno a questi livelli) nei precedenti lungometraggi.
La regia e la fotografia sono sempre ottime, riuscendo a cogliere ed enfatizzare quasi sempre il tono della scena; va però fatto un appunto sul fanservice che in una o due occasioni risulta un po' fuori luogo, andando a rovinare la drammaticità del momento. Tolto ciò, la mano di Anno si vede, non risultando mai banale e permettendo di dare una maggiore profondità di visione rispetto a quello che osserviamo.
Nota importante va inoltre fatta per la computer grafica, poiché questa (come per i precedenti film), è molto presente nell'opera: fortunatamente tutto il comparto artistico è riuscito a fare un ottimo lavoro, rendendola ben integrata al contesto ed evitando di usarla in modo sgradevole, se non in quei momenti descritti in precedenza, i quali però dovrebbero essere intesi come voluti (seppure poi sul momento sia difficile).
Infine, sempre sul fronte tecnico, va fatto cenno all'ottima colonna sonora di Sagisu Shirou, ormai divenuto il compositore la cui firma viene associata a Neon Genesis Evangelion (con lo stesso legame con il quale Hisashi Joe è legato ai film dello Studio Ghibli).
In chiusura, penso che questo, nonostante i suoi difetti (in particolar modo la complessità eccessiva), sia un ottimo epilogo non solo per la rebuild, ma anche per il franchise: ho apprezzato molto certe parti del film e il lungo dialogo finale tra Shinji e i personaggi, il quale parla anche a noi, per dirci che finalmente Neon Genesis Evangelion, e il suo regista con lui, sono riusciti ad arrivare ad una vera conclusione.
Voto: 8
Fonte immagine copertina: Nexo Digital
Nota a margine: rieccomi finalmente con una nuova recensione! Mi dispiace aver fatto passare un lasso di tempo così lungo dalla scorsa, ma ahimè questo periodo è stato parecchio impegnativo per me e la complessità di questa recensione non ha aiutato. Conto di riprendere una programmazione più regolare da novembre, quando importanti tasselli della mia vita saranno andati a posto, grazie della pazienza!
Detto ciò, ho già due o tre opere che posso recensire e due film d'animazione che voglio vedere, non avrò quindi problemi di materiale 😅
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