Cyberpunk: Edgerunners | Recensione: l’adattamento con una sua identità
Cyberpunk: Edgerunners rappresenta senz’altro (insieme alle serie Arcane e Castelvania) uno di quegli adattamenti di opere videoludiche riusciti in modo egregio. Questa serie anime da soli dieci episodi è infatti tratta dal celebre videogioco Cyberpunk 2077 della CD Projekt, che con quest’opera diviene a tutti gli effetti un franchise crossmediale.
Prodotto per Netflix dallo Studio Trigger, che ci ripresenta il suo stile caratteristico, l’anime ha visto la collaborazione diretta della casa videoludica, la cui ne ha sviluppato l’idea e supervisionato la produzione. L’autore risulta infatti essere Rafał Jaki, mentre la regia è del pilastro dell’animazione giapponese Imaishi Hiroyuki (regista di opere del calibro di Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, Kill la Kill e Promare).
Come intuibile, l’anime è ambientato nello stesso universo narrativo di Cyberpunk 2077: fin da primo episodio veniamo infatti introdotti a Night City, il luogo dove si ambienta la nostra storia. Il prologo è davvero molto condensato, ma nonostante la rapida sequenza d'eventi, riesce a introdurci in questo mondo in modo egregio, raccontandoci la metropoli e la situazione del protagonista tramite poche scene e brevi scambi di battute.
Night city è una città lercia e decadente: solo i grattacieli spiccano brillanti, mentre i poveri nei bassifondi cercano di tirare avanti come possono, spesso ricorrendo alla criminalità. Qui troviamo David Martinez, un ragazzo di origini ispaniche che vive da solo con la madre e frequenta l’accademia dell’Arasaka, uno dei mega conglomerati che comandano a tutti gli effetti quel mondo. La madre sogna per lui un futuro in questa corporazione, ma David sente su di sé tutto il peso di questa ambizione e si diverte a commettere piccoli illeciti nei vicoli della città.
La scrittura, ad opera di Masahiko Ōtsuka (anche lui membro importante della Trigger, per cui ha sceneggiato Sfondamento dei cieli Gurren Lagann e Little Witch Academia) e Usa Yoshiki, risulta quindi abbastanza lineare e solida, rappresentando principalmente il cammino dell’eroe e proseguendo per buona parte dell’opera senza grossi colpi di scena. Nonostante ciò, riesce a risultare interessante (anche grazie all’ottimo world building da cui la serie ha potuto attingere) e a intrattenere egregiamente. Chi poi ha l’occhio più attento noterà le moltissime citazioni disseminate qua e là, in modo più o meno palese, a opere cult della fantascienza, tra cui sovente a Ghost in the Shell (ma ne ho notata una anche ad Atto di Forza).
A livello di
tematiche, la serie punta molto sull’importanza delle relazioni e del
comunicare le proprie emozioni in modo onesto con le persone a cui teniamo, con
tutte le problematiche che accadono quando questo non succede. Detto ciò,
purtroppo l'avere prodotto solamente dieci episodi non ha permesso di
approfondire in modo adeguato tutti i principi che spingono i personaggi a fare
certe scelte, nonché le motivazioni che ne delineano la loro evoluzione
psicologica. Sono piuttosto certo che fossero state aggiunte giusto tre puntate
in più si sarebbero potuti approfondire meglio certi aspetti, così da avere una
narrazione più solida e coerente.
Impossibile
poi non parlare dell’incredibile comparto tecnico di questa serie: ciò
che ci viene mostrato a schermo risulta super carico e dinamico, con animazioni
estremamente fluide e stupende da vedere. Tutto ciò riesce quindi a trasmettere
ancora meglio le esagerazioni presentate da questo mondo folle e disumano, in cui
gli ultimi possono essere uccisi come se niente fosse e senza che nessuno se ne
curi.
Oltre al comparto visivo, di alto livello risulta essere anche quello sonoro:
la colonna sonora e il montaggio audio sono infatti davvero godibili, così come
lo sono le sigle di apertura e chiusura, assolutamente iconiche e di cui è
difficile scordarsi.
Per concludere, il finale risulta agrodolce e perfettamente in linea con ciò che mostrato nel corso della serie (che è autoconclusiva). Anche qui però c’è da fare un appunto: come già spiegato, il tempo a disposizione era leggermente troppo poco; ciò ha portato anche l’epilogo ad essere molto affrettato. Questo è un peccato, ma ho comunque apprezzato la conclusione scelta per l’opera.
Cyberpunk: Edgerunners risulta quindi essere un ottimo adattamento di un videogioco, riprova che, quando le cose si fanno con criterio e cura, si può realizzare anche da questo medium ottimi prodotti che riescono a mantenere una loro identità artistica e brillare di luce propria, risultando gradevoli anche a chi non ha giocato il videogame d’origine.
Voto: 8
Fonte immagine copertina: www.cyberpunk.net
Nota a margine: Sono rimasto soddisfatto da quest’opera. Come scritto nella recensione, l’ho apprezzata nonostante non avessi giocato Cyberpunk 2077 (cosa che però ho in programma di fare). Come successo con Arcane (il cui videogioco League of Legends non mi ha mai particolarmente appassionato) e Castelvania, l’animazione ha permesso di creare prodotti estremamente artistici e sempre originali. Questa secondo me è la bussola che andrebbe sempre tenuta in considerazione quando si decide di realizzare questo genere di adattamenti.
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