Perfect Blue | Recensione: quando l’illusione incontra la realtà
Cosa succede quando realtà e finzione si mescolano? Con Perfect Blue, Kon Satoshi (Millennium Actress, Tokyo Godfather, Paprika…) compie il suo esordio cinematografico, e lo fa proprio mostrandoci quello che sarà il concetto più indagato nel corso della sua carriera: la suggestione tra il mondo reale e quello immaginario.
In questo lungometraggio, tratto dal romanzo Perfect Blue: Complete Metamorphosis (di Takeuchi Yoshikazu) e uscito in Giappone direttamente nel formato "direct-to-video" nel 1998, Kon Satoshi mette in mostra tutte le sue doti registiche e artistiche, sfornando un film di grande impatto e fortemente anticipatore di diverse tematiche.
Il film risulta infatti fortemente attuale anche ai giorni nostri, riuscendo a trasmettere messaggi ed emozioni in modo potente, lasciando gli spettatori incollati alla sedia e carichi di tensione, così come ogni buon thriller dovrebbe fare. Ci troviamo di fronte ad un'opera estremamente psicologica, dove l'umanità della protagonista, ma non solo, viene lacerata con violenza, schiaffandoci in faccia tanti aspetti malati e distorti della società giapponese durante il cosiddetto "decennio perduto" (periodo a partire dagli anni '90 in cui il Paese vide una stagnazione e crisi economica), ma in generale dell'umanità tutta.
La storia inizia con Mima, una ragazza trasferitasi a Tokyo per diventare una idol, che per differenti ragioni, nei primi minuti del film, lascia il suo gruppo J-pop (le Cham) per diventare un'attrice. Questa decisione però non viene ben vista dai suo fan, risultando inaccettabile ai suoi ammiratori più accaniti. Tutto ciò innescherà una serie d'eventi sempre più cupi e preoccupanti, fino a che la situazione non inizierà davvero ad andare fuori controllo.
Come già spiegato, Perfect Blue risulta essere un
concentrato di follia in cui si mostra anche il dualismo delle persone e della
società in cui viviamo. Tutto ciò è trasmesso estremamente bene da Kon, che
svolge un lavoro di regia incredibile e fortemente innovatore, tanto da venir
citato da registi occidentali come il celebre Darren Aronofsky, riuscendo
così a trasmettere in chi lo guarda il forte senso di straniamento che affronta
la giovane protagonista.
Tecnicamente il film è assolutamente godibile: seppure sconti alcuni limiti a causa delle modalità di distribuzione, presenta numerose sequenze animate egregiamente. La parte più statica e meno curata risulta per assurdo la prima, e ciò potrebbe risultare leggermente repulsivo per chi non è abituato a vedere opere di qualche anno fa, ma passate le prime sequenze il film migliora tecnicamente, tanto che, complice anche il ritmo sempre più serrato che si ha avvicinandosi all'atto finale, non se ne farà più minimamente caso.
Tirando le somme, Perfect Blue risulta per me uno dei più bei film (non solo d'animazione) mai realizzati: si tratta di un'opera autoriale che riesce a trasmettere temi e sensazioni in modo potente e immersivo. Kon è riuscito a mettere in scena un film dalle tematiche che, a distanza di più di 20 anni dall'uscita, risultano più attuali che mai. Difficilmente io definisco un'opera un capolavoro, ma questo è il caso in cui mi sento di usare tale aggettivo. Dovendo però essere oggettivo, non posso non tenere conto della resa tecnica, in alcuni casi mediocre, che mi obbliga a dare un voto leggermente più basso di quello che il mio cuore gli avrebbe voluto dare.
Voto: 9,5
Fonte immagine copertina: www.mymovies.it
Nota a margine: poter rivedere questo film al cinema e rimasterizzato in 4K è stato da brividi. Scrivendo la recensione riascoltandomi la colonna sonora non ho potuto che emozionarmi nuovamente. Grazie Nexo Digital e Yamato Video per aver portato per la prima volta questo diamante in sala, ora attendo con ansia l'edizione home-video, che finalmente uscirà in Italia con la qualità che si merita.
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